Quando si smette di credere a Babbo Natale?

QUANDO SI SMETTE DI CREDERE A BABBO NATALE?

A un certo punto della vita, a tutti i bambini è capitato di scoprire che Babbo Natale non esiste. Alcuni lo hanno saputo dall’amichetto che ha i fratelli più grandi, che gli ha rivelato il segreto. Altri invece avevano sospetti e sono andati alla ricerca di conferme. Magari restando svegli la notte della vigilia, per scorgere il momento fatidico della consegna dei doni e scoprire che sono i genitori a provvedere a tale operazione. Oppure, nel dubbio, lo hanno chiesto direttamente a mamma e papà, che di fronte a questa domanda spesso si chiedono: quando si smette di credere a Babbo Natale?

Chi è  davvero Babbo Natale?

Prima di capire a che età i bambini smettono di credere a Babbo Natale, vi siete mai chiesti chi è davvero Babbo Natale?  Santa Claus, Père Noel, Sinterklass… e tanti altri sono i nomi del protagonista delle feste natalizie. In pratica Babbo Natale è un vero e proprio esempio di globalizzazione. Il prodotto di diversi personaggi provenienti da Paesi distanti ed epoche differenti, messi insieme come in un collage.

Altro che Polo Nord, Santa Claus è turco!

Una folta barba bianca, un completo rosso e una flotta di renne sono l’immaginario collettivo del perfetto babbonatale. In pratica siamo convinti che venga dal PoloNord. Questa idea affonda le radici nella mitologia dei paesi nordeuropei. Dove si racconta che il dio Odino facesse doni ai bambini come ricompensa per aver dato da mangiare al suo cavallo. (Già in epoca antica le popolazioni nordiche avevano intuito l’importanza del premio per favorire la motivazione ad un buon comportamento!) In realtà il primo Santa Claus della storia è un vescovo cristiano vissuto nel IV sec nell’attuale Turchia. In pratica un sacerdote, che non ha nulla a che vedere con la neve e la slitta (ma col rosso del vestito si!). San Nicola, generoso ed altruista, è il protettore dei bambini, poiché è famoso per aver salvato tre fanciulli (e anche tre donne, ma questo non c’entra qui).

La trasformazione moderna

La storia del santo cristiano si intreccia con la mitologia nordeuropea e nell’Inghilterra del ‘600 inizia a circolare la leggenda di un grosso signore barbuto, con mantello e pelliccia, che porta i doni ai bimbi. Questo personaggio ha ispirato Dickens che lo ha rappresentato nel suo celeberrimo “Canto di Natale” (è lo spirito della bontà del Natale). Ma la vera trasformazione è avvenuta a New York, nell’800, grazie alle colonie olandesi devote a Sinterclass (il San Nicola d’Olanda). Il Santo diventa protagonista di un’opera dello scrittore americano C. C. Moore (A visit from Saint Nicholas) che racconta di un uomo paffuto, con barba bianca, che porta un sacco pieno di giocattoli. E da allora Babbo Natale e Santa Claus sono diventati il personaggio che conosciamo oggi.

Cosa c’entra la coca-cola?

Non si può negare che una gran parte del successo e della fama di Babbo Natale è dovuta alla Coca-cola che lo ha impiegato come testimonial nelle campagne pubblicitarie delle festività natalizie. Il brand americano ha contribuito alla sua conoscenza su scala mondiale, facendolo arrivare in tutte le case. Prima di allora, in ogni Paese c’erano tradizioni locali anche molto diverse. Ad esempio, nel Sud Italia non si conosceva affatto ed a Natale si festeggiava soltanto la nascita di Gesù. A Trieste era già diffuso il culto di San Nicolò, che però si festeggia il 6 dicembre.

Qual è il significato di Babbo Natale?

Questo mix di personaggi contenuti nel profilo dell’attuale Babbo Natale rappresenta alcuni valori che vogliamo trasmettere ai nostri piccoli. Il primo è senza dubbio l’altruismo, ovvero la capacità di dare agli altri senza interessi. Un valore che trasmettiamo ai bambini attraverso questo racconto magico e leggendario al tempo stesso. Con un monito ben preciso: la generosità di Babbo Natale è “condizionata”. Rappresenta la ricompensa per i buoni comportamenti (in pratica, uno dei pilastri della genitorialità positiva). Un altro fattore chiave della dinamica natalizia è la composizione della letterina. Che attraverso la messa a fuoco dei propri desideri aiuta a sviluppare la consapevolezza, prendendo coscienza di cosa vogliamo. Ma il valore più importante è sicuramente quello dell’attesa, soprattutto in un’epoca in cui siamo abituati ad avere tutto e subito. Rischiando di non essere più in grado di aspettare nulla. E nemmeno di tollerare la ben che minima frustrazione.

Quando si smette di credere a Babbo Natale?

Senza grosse sorprese, alla fine scopriamo che un momento uguale per tutti per smettere di credere a Babbo Natale non esiste. Ogni bambino è unico e cresce secondo i propri ritmi. Tuttavia la psicologia dello sviluppo ci dice che verso gli 8 anni i bambini abbandonano quasi del tutto il pensiero magico. Questo sistema, che fa credere alle fiabe, è una modalità cognitiva tipica della prima infanzia. Naturalmente alcuni saranno più precoci a superarla (già verso i 6 anni), altri invece più lenti (al massimo entro i 10 anni). Dopo questo periodo, la maturazione cognitiva consente al bambino di accedere al pensiero logico, che permette di spiegare il mondo in maniera razionale. Ciò rappresenta la conquista di una nuova capacità che fa sentire i bambini più grandi e forti. Insomma, lasciamo da parte la nostalgia e festeggiamo il raggiungimento di una nuova tappa del percorso di crescita!

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