Il rapporto madre-figlio

IL RAPPORTO MADRE-FIGLIO

In occasione della festa della mamma, mi chiedo e non mi spiego perché non esiste un giorno fisso per festeggiarla. Esistono giornate mondiali per le cose più disparate, mentre per la festa della mamma in ogni paese c’è un calendario diverso! Eppure la madre è la persona più importante nella vita di ciascuno, a tutte le latitudini, non fosse altro perché ci ha permesso di venire al mondo. La questione resterà insoluta, però prendo spunto da questa ricorrenza per parlare del rapporto madre-figlio.

 

La madre “sufficientemente buona”

Quando si parla di relazione madre-figlio, credo che non esistano osservazioni più illuminanti di quelle elaborate da Donald Winnicott. Questo grande pediatra e psicoanalista inglese ha introdotto una serie di concetti del tutto fondamentali per comprendere tale relazione. Una delle sue espressioni più famose è quella di “madre sufficientemente buona”. In pratica una madre non deve essere perfetta: basta che si prenda cura del figlio, che senta empaticamente i suoi bisogni e gli fornisca anche dei limiti e delle lievi frustrazioni. Insomma, non servono i superpoteri per essere una buona madre. Ma quando una mamma si può definire buona? Secondo Winnicott questo succede quando ha una “preoccupazione materna primaria”.

 

Hai mai sentito parlare di preoccupazione primaria?

Hai presente un neonato e una mamma che ha occhi solo per lui? Lei è sempre preoccupata: si chiede se ha mangiato, dormito, è pulito, sta bene… Ecco, questa è la “preoccupazione materna primaria”. Una fase in cui la madre si immerge totalmente nel rapporto col figlio. Tale preoccupazione, che a tratti potrebbe sembrare ansia, è indispensabile per la crescita del figlio, in quanto il neonato non sopravviverebbe senza le cure della madre (o di chi ne fa le veci). Col tempo, però, la madre deve diminuire gradualmente questo totale assorbimento nei confronti del figlio. Deve lasciare lo spazio al bambino per crescere e separarsi da lei.

 

Attenzione agli eccessi

L’ansia e la preoccupazione delle mamme, però, se non equilibrate, si possono trasformare in iperprotettività. Se si impedisce al bambino di sviluppare la propria libertà, conoscere il mondo e conquistare progressivamente la propria autonomia, le conseguenze possono essere anche gravi. Troppa protezione, infatti, può rendere i figli molto insicuri e causare un alto grado di dipendenza. Dall’altro lato, quando le madri si aspettano che i propri figli siano autonomi fin da subito, si rischiano conseguenze opposte. I figli possono diventare anaffettivi, in quanto tendono a non manifestare i propri bisogni (di sostegno, cura ecc). Inoltre, dovendo diventare autonomi prima del tempo, portano dentro di sé vissuti di abbandono. In questi casi, è utile conoscere il proprio stile genitoriale.

 

In definitiva qual è il ruolo della madre?

È fondamentale trovare il giusto equilibrio fra istinto di protezione e autonomia del bambino. Il ruolo di una madre è quello di accompagnare nel percorso di crescita il figlio, restando “disponibile” quando ha bisogno di sostegno al suo fianco durante la scoperta di nuove esperienze. La madre è dove la vita inizia e l’amore non finisce mai.

Auguri a tutte le Mamme e grazie per il vostro amore!

 

Menu