Giornata internazionale della Felicità

GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA FELICITA’

Sono esattamente 10 anni che si festeggia la giornata internazionale della felicità. Non è un caso che il giorno scelto per l’occasione sia il 20 marzo, che coincide con l’equinozio di primavera. Una stagione che è simbolo di gioia e rinascita. Infatti questa ricorrenza serve a ricordarci che abbiamo il diritto ad essere felici. Un diritto fondamentale, quanto la salute e la libertà. Ma mentre questi ultimi sono diritti che consociamo bene, non si può dire lo stesso per la felicità. Anzi, il vero problema è che non tutti sono d’accordo su che “cos’è la felicità“.

Tu chiamale, se vuoi, emozioni… (ma anche no!)

Molti pensano che la felicità sia un’emozione. Ma non tutti sanno che le emozioni sono semplicemente reazioni fisiche e mentali ad uno stimolo. Prendiamo ad esempio, un neonato che sorride. Il suo sorriso ci dice che prova gioia. Questa emozione, come tutte le altre, ha il ruolo fondamentale di comunicare che cosa sta provando. Infatti la gioia del neonato ci informa che sta bene e che i suoi bisogni sono soddisfatti. La soddisfazione dei bisogni è una delle componenti essenziali della felicità. Ma non è l’unica. Infatti non dobbiamo confondere la felicità con la gioia, perché la felicità non è soltanto un’emozione.

La felicità di Seneca

Una ricetta per vivere felicemente la troviamo negli scritti di Seneca. Questo filosofo ha dedicato un’intera opera alla ricerca della felicità, perché osservava che tutti vogliono vivere felici ma non sanno cosa rende felice la vita!  Secondo lui, la principale difficoltà è dovuta al non sapere che cosa desideriamo. Molto spesso sprechiamo il tempo con cose che in realtà non ci interessano. Per questo, il nostro primo dovere è capire cosa ci piace davvero, senza imitare gli altri. In pratica ci invita a diventare consapevoli di cosa ci rende veramente felici, invece di seguire “il gregge” come fanno gli animali.

Piaceri naturali o necessari?

Se ti chiedi che cosa desideri, facilmente penserai ai piaceri materiali. Una bella casa, una bella macchina, vestiti costosi, vacanze esotiche. In pratica, tanti soldi! Infatti è opinione molto diffusa che i soldi fanno la felicità. Eppure Epicuro, il filosofo del piacere e della vita felice, consiglia tutt’altro! Non tutti sanno che Epicuro in realtà consiglia di vivere con poco, liberandosi del superfluo. Perché i piaceri non naturali e non necessari (come i beni materiali o il successo) sono instabili e non assicurano una felicità eterna.

L’importanza dell’essere rispetto all’avere

Altri pensatori, come Schopenauer, consigliano di non confondere ciò che si ha con quel che si è. Insomma, l’annosa distinzione tra l’essere e l’avere, su cui sono stati scritti fiumi di parole (a quanto pare inutilmente). Infatti, anche se sai che è più importante quel che sei, continui a preoccuparti di quel hai.

Il valore dell’infelicità

Una volta capito che cosa vuoi e deciso di rivolgerti ai piaceri naturali, non resterebbe che essere felici. Invece arriva Paul Watzlawick con le sue “istruzioni per rendersi infelici”! A dispetto di quanto vorrebbero farci credere gli ennemila guru presenti sul web, non sempre la ricerca della felicità conduce alla felicità. Quindi molti sforzi sarebbero inutili. Ma poi perchè non riflettere sul valore dell’infelicità? Sappiamo bene che è dalla sofferenza nascono grandi idee. Prendi, ad esempio, l’inferno di Dante! Se non si fosse smarrito non l’avrebbe scritto. E quindi sembra addirittura meglio non essere felici!

Devi fare ciò che ti fa stare bene

Al di là degli estremismi, se prendi tutti i più grandi pensatori della storia che si sono occupati della felicità, ti rendi conto che non hanno raggiunto una definizione unica. Come per l’amore, non siamo affatto d’accordo nel definire che cosa sia la felicità. Anzi, nessuna l’ha definita una volta per tutte. L’unica cosa certa che sappiamo è che il suo segreto sta nel capire quel che ti fa stare bene e quindi farlo. Purché rispetti sempre il prossimo e soprattutto la legge!

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