QUANDO IL DOLORE FISICO È MEGLIO DEL DOLORE MENTALE
Non è un fenomeno raro, soprattutto nella fascia 12-17 anni, ma se ne parla molto poco. Eppure l’autolesionismo non è nemmeno un fenomeno del tutto nuovo. Ma che cos’è, di preciso, come si manifesta e che cosa si può fare? Sono domande a cui cerco di dare una risposta per comprendere come mai, di fronte alla sofferenza mentale, tanti ragazzi scelgono di procurarsi un dolore fisico.
Che cos’è l’autolesionismo?
Inizierei con una definizione: secondo il World Health Organization (WHO) “l’autolesionismo è un comportamento non fatale, intenzionale, volto a danneggiare se stessi”. I danni non sono mai molto gravi o comunque non lo sono nell’immediato. In che modo si manifesta? In genere con vari tipi di azioni autodistruttive, come l’alimentazione incontrollata, l’abuso di alcol o di sostanze stupefacenti. Tuttavia tra gli adolescenti esistono forme di autolesionismo meno famose, ma non per questo meno preoccupanti.
E il self cutting?
Una forma di autolesionismo di cui si parla poco è il cosiddetto “self cutting”: un fenomeno non proprio raro tra gli adolescenti. Di che cosa si tratta? Di un comportamento diffuso maggiormente tra le ragazze, che si tagliano la pelle con rasoi, forbici o altre lame. In genere i tagli si concentrano sulle braccia ma possono estendersi anche ad altre zone del corpo, tipo gambe e tronco. Non va quasi mai considerato un tentativo di suicidio.
Non si tratta di tentativi di suicidio!
Alle volte capita di confondere questi comportamenti con il tentativo di suicidio. Innanzitutto i pensieri suicidi non sempre vengono portati a termine. Inoltre, il tentativo di suicidio in genere viene messo in atto con metodi più diretti. Un altro elemento da non confondere è che si tratti di noia o di conseguenze della società del benessere. In realtà sin dai tempi antichi si conoscono comportamenti rivolti contro il proprio corpo. Alcuni sono anche considerati “normali” nelle culture in cui nascono, come la fustigazione, la circoncisione oppure l’infibulazione.
E’ un modo per ricercare attenzioni?
Troppo spesso sento dire che il motivo alla base di tale comportamento sia il desiderio di mettersi in mostra. Certo non escludo che una ragazza che si taglia abbia BISOGNO di attenzioni. Più precisamente, però, direi che si tratta di una RICHIESTA di aiuto. In realtà non è ancora ben definito se siamo di fronte ad un sintomo di alcune patologie piuttosto che un disturbo autonomo. Perché chi soffre di questi comportamenti ha sempre qualche altro disturbo, come l’incapacità di tollerare le emozioni.
I veri motivi
I motivi per cui alcuni adolescenti si tagliano sono diversi. Spesso affermano di voler porre fine, indirettamente, ad un dolore mentale troppo forte, un’angoscia troppo intensa e insostenibile. In pratica preferiscono provare un dolore fisico che li distoglie dal dolore mentale. Per altri adolescenti è un modo per sentirsi vivi, poiché la sensazione del taglio procura sensazioni ad un corpo che non sente più nulla. Altre volte tagliarsi dà l’illusione di un sollievo, come se dai tagli fuoriuscissero finalmente le emozioni che non si riescono a controllare e comunicare.
Cosa si può fare?
In primis, non sottovalutare i segnali perchè indicano un disagio importante. Come genitore, l’approccio migliore è di tipo autorevole, con un atteggiamento volto a comprendere ma anche affrontare il problema. I ragazzi manifestano una rabbia che diventa odio contro se stessi e la propria incapacità nel gestire le emozioni. Un intervento professionale molto adeguato è quello basato sulla mindfulness, per favorire la consapevolezza e l’autocontrollo.